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gott tucker paramotor pilot
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15/07/2018

GOTT TUCKER: ‘VOLARE ERA IL MIO DESTINO’

-Gott da quanti anni voli in paramotore?

Oggi sono 5 anni.

-Pensi di aver volato molto durante questi anni?

Sì, ho volato il più possibile, più che potevo.

-Quante ore di volo fai più o meno in un anno?

Lo scorso anno ho fatto circa 115 ore di volo. Quest’anno cercherò di incrementare!

-Tu partecipi a eventi e meeting e fai anche dimostrazioni di volo, oltre a competizioni?

Sì faccio parte di un team e facciamo sia formazione, sia dimostrazioni di volo durante gli airshows. Siamo 6 ragazzi e facciamo tutto il lavoro di formazione, è molto bello l’aspetto dell’interazione con il pubblico. Mostriamo cos’è un paramotore a tutti quelli che negli Stai Uniti non lo hanno mai visto prima.

-Qual è l’evento più grande a cui hai partecipato, quello in cui c’è stato il numero più alto di persone a guardarti?

E’ stato il primo airshow a cui ho partecipato, e quest’anno sarà il terzo anno che vi prenderò parte. Si tratta della fiera di Oshkosh ed è l’evento più grande al mondo a cui abbiamo preso parte.

-Sicuramente è una grande emozione volare con un pubblico di migliaia di persone a guardarti!

Sì i nervi sono tesi, c’è una tensione positiva. Quando poi sei partito e sei in aria, e tutto funziona, il divertimento è molto grande. Quando vai per atterrare, tutti ti guardano e, se tutto è stato fatto bene, poi quelli diventano ricordi indelebili.

– Per ciò che riguarda le dimostrazioni di volo acrobatiche, hai bisogno di allenarti costantemente anche con altri piloti per arrivare all’assetto giusto in volo?

Sì generalmente ci incontriamo una settimana prima dell’evento per testare tutto. Ora siamo arrivati a un punto interessante; le sessioni di training sono state intense durante l’ultimo anno e ora sono più leggere. Sappiamo cosa ci può accadere, siamo pronti a ogni evenienza. Comunque prima di ogni spettacolo ci troviamo un po’ di volte per mettere a punto tutto. E’ davvero una bellissima esperienza.

-Sei giovanissimo, hai 23 anni. Hai iniziato a volare con il paramotore a 18 anni. Cosa ha detto la tua famiglia di questa tua passione?

La mia famiglia appartiene al mondo dell’aviazione. Mio padre era un pilota e mi ha introdotto lui a questo mondo, e ho mosso i primi passi in questo mondo tra i 16 e i 17 anni. Anche mia mamma lavora in mongolfiera e il mio primissimo ricordo di volo risale a quando ero davvero piccolo.

-Quali sono i tuoi progetti per il futuro ora?

Vorrei cimentarmi con un’esperienza di volo avventurosa, come in terre tipo l’Islanda, perché secondo me sono fra le esperienze più emozionanti. Adoro l’idea di prendere il paramotore e affrontare l’esplorazione di luoghi particolari. Vorrei fare più esperienze di questo tipo in varie parti del mondo.

-Dunque il tuo Moster185 riesce a essere al top in ogni condizione climatica?

Sì, assolutamente! Il Moster è stato il secondo motore che ho avuto e posso dirmi davvero fortunato di avere un motore dalle prestazioni di sicurezza e affidabilità eccellenti. Ci sono arrivato fino a 15mila piedi e non ha dato alcun segnale di sofferenza.

-Tu sei molto seguito online sui tuoi canali. Come si fa a ottenere un seguito così importante, c’è un segreto?

In realtà ancora non lo so, secondo me vale la regola generale che i video che funzionano sono quelli che mostrano azioni che le persone magari immaginano di fare, come volare sopra un supermercato e finirci proprio davanti in fase di atterraggio. Il mio video mostra loro che si può fare. Si tratta di azioni su cui hanno fantasticato, chiedendosi ‘si potrà mai volare e atterrare sopra un supermercato?’ e, vedendo qualcuno che le fa davvero, ne rimangono attratti. Alle persone questo piace molto.

-Tu voli, fai le riprese e poi ti dedichi anche alla costruzione dello storytelling e del montaggio delle tue avventure?

Esattamente, e raccontare una storia accattivante è tra le cose più importanti a cui fare attenzione. Deve essere un racconto in grado di scorrere bene: questo ha un’importanza fondamentale per la riuscita del prodotto video.

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